Dopo tanto tempo, ho perso il mio aplomb inglese. Siamo partiti per un safari nello Yala National Park ma più che un safari, si è rivelato un rally.

In questo parco, la parola d’ordine è: trovare il leopardo. E quindi si corre da una parte all’altra del territorio, cercando di scovare “the leopard”. Provate a pensare: 20 Jeep che fanno casino con i loro motori e le loro sgommate. Ma secondo voi, il leopardo sta li fermo per farsi vedere e per farsi rompere le palle? Ma per favore.

Dopo l’ennesimo scossone, ho gridato all’autista di andare più piano, perché questa non è una corsa, ma un safari. So che non bisogna alzare la voce, mai. Soprattutto in paesi foresti. Ma purtroppo non ci sono riuscito. Quando siamo scesi ero così nervoso che mi sono accorto di parlare un inglese fluido. E non balbettavo nemmeno. Ho detto al driver, un giovane indigeno, che sarebbe meglio che cambiasse lavoro e che andasse a fare il pilota di formula1. Sembrava di sentire Roberto Benigni quando ha ritirato il premio Oscar. Un italiano maccheronico fantastico. Ma nessun problema, abbiamo comunque incontrato qualche piccolo animale.

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